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Roma, Camera dei deputati, 22 novembre 2005
IL BILANCIO DELLO STATO NON E’ “COSA NOSTRA”
Comunicato stampa
di Marco Boato

“Per l’organizzazione e l’adeguamento infrastrutturale necessario alla realizzazione del convegno internazionale interconfessionale, è autorizzata la spesa di 5 milioni di euro per l’anno 2006”: così recita il comma 2 dell’articolo 11-quaterdecies del decreto fiscale, parte integrante della manovra finanziaria per il 2006, sotto l’incredibile rubrica “Interventi infrastrutturali, per la ricerca e l’occupazione”.

Persino la scheda di lettura predisposta dal Servizio studi della Camera dei deputati osserva: “Si sottolinea che la disposizione omette di fornire indicazioni utili all’individuazione del convegno citato”. Alla faccia della trasparenza e della correttezza di una norma che, in realtà, col decreto fiscale originario non ha nulla a che fare (è un articolo aggiuntivo, introdotto al Senato) e che utilizza risorse della collettività nazionale (pagate con le tasse di tutti i cittadini) per finalità che col risanamento finanziario non hanno nulla a che fare.

Soltanto le allarmate e allarmanti cronache giornalistiche trentine di questi giorni hanno fatto emergere la verità: l’utilizzo di una norma della manovra finanziaria, per di più in una situazione economica di assoluta emergenza interna e comunitaria, per finalità che le sono totalmente estranee.

Ma il bilancio dello Stato non può essere trattato come “cosa nostra”, perché è una “cosa” di tutti i cittadini, rispetto a cui deve valere la massima trasparenza, la massima correttezza istituzionale, il massimo livello di responsabilità. E se ciò vale sempre, tanto più deve valere in una situazione economica nella quale si sottraggono risorse alle regioni e agli enti locali per i loro servizi (che riguardano ancora una volta tutti i cittadini, e particolarmente i più disagiati), mentre milioni di lavoratori aspettano il rinnovo del contratto e molti vedono svanire come neve al sole il proprio posto di lavoro.

No, questi metodi da “cosa nostra” applicati alle risorse (scarse) della collettività non sono accettabili e segnano una pagina davvero disgustosa, tanto più riferita ad una situazione provinciale (quella trentina) spesso criticata dall’esterno, anche strumentalmente.

Non c’era davvero bisogno di dare una così deprimente lezione di clientelismo, per di più ammantato di finalità “religiose”. E questo nella terra di Alcide Degasperi, un politico cattolico che fu maestro di laicità dello Stato.

Marco Boato

 

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